Tra modernizzazione e tutela: l'Italia al bivio. 

Il PNRR ( Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) con la prevista realizzazione di moderne infrastrutture e ulteriori grandi opere che, inevitabilmente, comporteranno forti impatti sul territorio, sembra riproporre, come conseguenza della velocità di progettazione ed attuazione, l'annosa contrapposizione tra sviluppo e tutela dei beni archeologici. Una contrapposizione che non può essere risolta, come pure sembra essere nelle intenzioni del governo, attenuando o eliminando i controlli. È quanto afferma con forza l'archeologo Prof. Giuliano Volpe nell'ultimo numero di "Archeologia Viva", richiamando all'attenzione quanto avviene in Francia, dove sin dal 2002 opera l'INRAP, istituto pubblico finanziato con un budget annuo di 150 milioni di euro, che " fa ricerca, produce e pubblica dati, alimenta la conoscenza...", cioè f a ARCHEOLOGIA PREVENTIVA , esattamente ciò che consente di coniugare modernizzazione, conoscenza, tutela e valorizzazione. È ciò che in Italia avrebbero potuto e dovuto fare le Soprintendenze uniche territoriali, che sono invece state lasciate prive di mezzi e di personale e pertanto costrette ad intendere la loro funzione prevalentemente in termini di limitazioni e divieti.

Dal sostanziale fallimento della riforma che le istituì discende, secondo il Prof. Volpi, la proposta della creazione di una Soprintendenza Unica Nazionale, deputata alla valutazione delle opere previste dal PNRR, proposta, ci sembra di capire, rispetto alla quale egli nutre grosse perplessità.

Non possiamo fare a meno di pensare che l'archeologia preventiva sia uno strumento indispensabile anche alla programmazione territoriale dei Comuni, specialmente in aree abitate in continuità fin dalla preistoria, come è il caso della nostra Manduria. Non ci si troverebbe più a dover scegliere tra sviluppo e tutela del patrimonio archeologico. 

Cfr. Giuliano Volpe "Archeologia o sviluppo? Il dilemma che non esiste", in "Archeologia Viva", settembre-ottobre 2021.